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BIO

sergio grasso

Ex spermatozoo, qualcuno mi aveva informato che Scelba non era più presidente del Consiglio. Appena misi fuori la testa chiesi alla levatrice chi fosse il Ministro degli Interni. Come Tambroni…? Non tirare, rimettimi dentro! Troppo tardi. Venni al mondo il giorno di San Martino, riottoso, muto, incazzato nero. E affamato. Almeno i miei debutti alimentari però non hanno subito scosse, sono stati talmente normali che oggi mangio tutto ciò che di ipoteticamente commestibile mi venga messo sul piatto. Non so cosa siano le fobie alimentari anche se ho spesso (troppo) tollerato quelle del prossimo. Sono figlio di un’italietta semplice ma riscattata dalla fame, nato in un’epoca (lei si…) fortunata: guerra alle spalle, televisore in soggiorno, famiglia agiata quanto basta per non montarsi la testa. Nonna e mamma ai fornelli mi hanno fatto conoscere il contrasto dolceacido della mitteleuropa, la fantasia del semplice e il piacere della spesa. Papà mi ha girato il suo credito con la tavola campana: colore, sostanza e profumo, curiosità e coraggio di osare. Da una parte la civiltà del lardo e del burro, dall’altra la finezza dell’olio d’oliva e io a far da fulcro tra San Marzano a San Daniele, in bilico tra gnocchi di patate e maccheroni, cerniera tra palacinke e sfogliatelle. Potevo desiderare imprinting migliore? Sono assolutamente certo che tutto (affetto e affitto, amore e umore, salute e valute, sesso e cesso, sapere e sapore, perfino comunismo e consumismo) ruoti attorno ad un ben solido cardine alimentare.

sergio grasso

È la bocca che ci tiene in contatto col mondo, mangiando e comunicando. Il cervello, la ragione, il cuore, la dignità reclamano nutrimento: gusto e parola. Per questo, da più di trent’anni, mi sono intestardito a svolgere un lavoro di ricerca e divulgazione che mette in campo discipline “anomale” per il settore enogastronomico quali la storia sociale del cibo, la psicologia dei consumi, la tecnologia alimentare, il marketing di prodotto, la sua composizione, ma soprattutto l’etica alimentare: argomenti che fino a pochi anni fa erano trattati o in modo superficiale e sbrigativo, o con un linguaggio saccente e dottorale.
Io sto con chi vuole e deve capire, cerco di spiegare il rapporto tra cibo e cultura, cucina e identità, innovazione e tradizioni culinarie, necessità biologiche e “mode”. Insomma, mi comporto e parlo da consumatore critico, da libero pensatore, allergico a mitologie gastronomiche, nemico della pubblicità ingannevole, delle falsificazioni, delle frodi, del malaffare e geneticamente maldisposto nei confronti dei tanti, troppi imbrattapentole che ammorbano l’etere, i giornali e il web. È un lavoro che mi appassiona, che sazia la mia curiosità, che mi concede qualche privilegio e che mi ha regalato negli anni non poche inimicizie. Alla mia età ho sempre meno fretta, continuo ad aprire la porta agli sconosciuti e mi godo lunghe pause di riflessione ad ogni bivio. Il medico mi ha ordinato di controllarmi nel bere, di mangiare meno, di smettere di fumare e di dormire di più. Come amico aggiunge che sarebbe ora di mettere la testa a partito, di pensare a una di quelle storie d’amore pre-senili, che hanno il vantaggio di evitare la spesa della badante. Lui sostiene che vivrò più a lungo, io so solo che mi sembrerà solo più lunga.